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Visualizzazione dei post da ottobre, 2020

SOTTO L’OMBRELLONE: IL ROMANZO DI UN FUORICLASSE

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Compendio puntuale per comprendere al meglio la figura di Alberto Tomba – eroe dello sci moderno e figura di punta nella tradizione degli sport invernali FILA – Il romanzo di un fuoriclasse , pubblicato nel 1992, ha una struttura complessa. Innanzitutto, oltre alla firma del campione bolognese porta quella di Leo Turrini, giornalista e scrittore specializzato in biografie (Lucio Battisti, Michael Schumacher). Secondariamente, è ricco di immagini firmate Penta Photo, agenzia foto giornalistica che dagli anni Ottanta segue i più importanti eventi sciistici internazionali. Infine, grazie all’intercessione dell’atleta, le parole si accompagnano a scatti provenienti dall’archivio privato della famiglia Tomba, garantendo così un documento di eccezionale unicità. Il romanzo di un fuoriclasse parte dal principio, ovvero da quando Alberto muove i primi passi sulla neve a soli tre anni, complice papà Franco che nel tempo libero fa l’istruttore. In Emilia non nevica spesso, eppure il giovane Tomb

SOUND ON: STEVIE WONDER

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Gli inizi degli anni Settanta rappresentano un turning point per innumerevoli realtà e figure sociali, culturali, artistiche. Dopo aver ridisegnato il proprio logo, nel 1974 FILA intraprende un nuovo percorso, che trasformerà l’ex maglificio intimo nell’azienda che rivoluziona il concetto di sportswear. Nello stesso periodo, ispirata dalla figura di Marvin Gaye, inizia anche la fase più adulta ed esplosiva della carriera di Stevie Wonder. Il 13 maggio 1950 Steveland Morris – questo il suo vero nome – nasce a Saginaw, Michigan: il suo è un parto eccessivamente prematuro, al punto da causare la retinopatia che lo renderà non vedente sin dalle primissime ore di vita. Né questo evento, né le umili origini, comunque, ostacolano il suo destino di enfant prodige musicale: polistrumentista fin dalla tenera infanzia, a tredici anni sceglie il nome d’arte di Stevie Wonder per debuttare con Fingertips, il singolo con cui nel 1963 giunge in vetta alla Billboard Hot 100. Stevie suona con maestria i

DIECI ANNI

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Diecimila scatoloni. Nel 2010 erano stipati all’interno del nostro magazzino, a Biella, in silenzio preservavano una storia centenaria. Era la storia di FILA. La produzione industriale italiana del diciannovesimo e ventesimo secolo è pregna di realtà virtuose: non sempre, però, sono state debitamente tutelate. Quando, nel 2007, Mr. Gene Yoon diviene Chairman FILA, immediatamente riconosce il valore delle origini. La sua decisione di istituire una Fondazione a Biella, realtà decentrata ma che conosce quella storia fin dalla nascita, è una scelta coraggiosa, capace di conferire nuovo senso alla storia. Una volta aperti, i diecimila scatoloni lasciano emergere abiti, documenti, libri contabili, accessori, cataloghi, fotografie e video. L’impresa, non semplice, è quella di selezionare, aggiustare, ripulire, ordinare, creare relazioni e ponti con il presente, forse con il futuro. La strutturazione di un archivio è stata la prima azione ragionata, per favorire i designer che da tutto il mond

FONTI: LE ALPI BIELLESI

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Per Reinhold Messner le montagne non sono mai state semplici cime, bensì organismi vitali, verso i quali avere cura e rispetto. Entità che ha sempre cercato di penetrare più che scalare, per lasciare la civiltà alle spalle e proiettarsi in direzione di mondi diversi e paralleli al nostro. Lo scalatore dei record coltiva tale approccio nella natia Bressanone, ma siamo certi abbia ritrovato un sentimento altrettanto viscerale per la natura a Biella, la città di FILA. Come vi avevamo già raccontato , infatti, il centro urbano si sviluppa in forte sinergia con l’ambiente naturale. Un paesaggio variegato, che alla freschezza dei corsi d’acqua alterna la dolcezza delle valli e delle pianure. A vegliare, sormontare e proteggere, sempre loro, le montagne, che con cime quali il Bo, il Mars, il Camino, il Mucrone raggiungono quasi 2.600 metri d’altezza, accogliendo altresì i più variegati, suggestivi panorami. Le montagne biellesi, tuttavia, non sono da considerarsi unicamente attrattive turisti

MEET THE DESIGNER: PIERLUIGI ROLANDO - 4

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Dopo aver assistito al successo delle prime sponsorizzazioni, nel 1974 Pierluigi Rolando si mise al lavoro per cambiare radicalmente il volto del tennis. O meglio, per cambiarne il look. ‘Outfit’ è oggi una parola di utilizzo quotidiano, forse abusata: un contributo decisivo alla sua definizione – almeno nello sportswear – arrivò proprio da FILA e White Line, la collezione che ridefinì l’appeal dei tennisti dalla testa ai piedi. Rolando ebbe l’intuizione di affiancare ai completi sportivi una nuova ‘divisa’ ufficiale, la tuta, che nella visione del designer doveva essere un ponte tra gli indumenti sfoggiati in campo e quelli da ufficio. Costrizione e libertà, lavoro e tempo libero: il contrasto tra opposti sfociò in un capo nuovo, comodo ma anche fashion, rassomigliante a quelli sponsorizzati dai campioni. Rolando disegnò le prime tute ispirandosi a due muse d’eccezione: la Royal Guard inglese (e in particolare gli chevron da essa sfoggiati) e i pinguini, che a suo avviso parevano indo