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Visualizzazione dei post da luglio, 2020

SOTTO L’OMBRELLONE: IL ROMANZO DI UN FUORICLASSE

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Compendio puntuale per comprendere al meglio la figura di Alberto Tomba – eroe dello sci moderno e figura di punta nella tradizione degli sport invernali FILA – Il romanzo di un fuoriclasse , pubblicato nel 1992, ha una struttura complessa. Innanzitutto, oltre alla firma del campione bolognese porta quella di Leo Turrini, giornalista e scrittore specializzato in biografie (Lucio Battisti, Michael Schumacher). Secondariamente, è ricco di immagini firmate Penta Photo, agenzia foto giornalistica che dagli anni Ottanta segue i più importanti eventi sciistici internazionali. Infine, grazie all’intercessione dell’atleta, le parole si accompagnano a scatti provenienti dall’archivio privato della famiglia Tomba, garantendo così un documento di eccezionale unicità. Il romanzo di un fuoriclasse parte dal principio, ovvero da quando Alberto muove i primi passi sulla neve a soli tre anni, complice papà Franco che nel tempo libero fa l’istruttore. In Emilia non nevica spesso, eppure il giovane Tomb

BACK IN THE DAYS: GRANT HILL

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‘But please don't cry, dry your eyes, never let up / forgive, but don't forget, keep your head up’. Quando Tupac Shakur incide Keep Ya Head Up è il 1993, non può immaginare che tre anni dopo la sua vita si possa interrompere a causa di un attentato fatale. Né può immaginare che le sneakers che sceglierà di indossare per promuovere il suo album più bello, All Eyez On Me (1996), siano ispirate a un uomo che il testo di quella canzone pare indossarlo a pennello. Quell’uomo si chiama Grant Hill. Ai tempi era noto semplicemente un (giovanissimo) divo della pallacanestro, in realtà era molto di più. Era parte di un processo attivo, di un’America metropolitana che esprimeva con orgoglio la propria blackness e un innato desiderio di attenzione e rivalsa. John Singleton e Spike Lee, Kerry James Marshall e Kara Walker, Halle Berry e le TLC, Tupac stesso. Un parterre folto del quale Hill è stato un interprete educato, pure colto, con una laurea in storia e scienze politiche (conseguita pr

SOUND ON: BTS

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RM, Jin, SUGA, j-hope, Jimin, V, Jung Kook. Forse non è semplicissimo, ma cercate di ricordare i loro nome: i BTS sono il fenomeno musicale dei nostri tempi! Autentiche star globali, hanno portato il K-pop (abbreviazione di ‘Korean Pop’) all’attenzione del mondo intero, conferendo al genere una rilevanza senza precedenti. La band di Seoul è stata capace di plasmare una realtà caleidoscopica e variegata, caratterizzata da hit accattivanti, coreografie elaborate, visual ipnotici. Un universo perfetto, nel quale i BTS (acronimo di Bangtan Sonyeondan o ‘Beyond the Scene’) accolgono milioni di fan adoranti, che ogni giorno danno prova di incrollabile fedeltà. È doveroso riconoscere che non solo la band ha scalato le classifiche cantando nella loro lingua d’origine, ma addirittura ne ha inventata una nuova, che adotta la voce e lo slang della loro generazione. Le canzoni dei BTS parlano di problemi adolescenziali e di bullismo, di pressione sociale sui giovani, addirittura di disagio psichic

QUARANT'ANNI DOPO

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Sulle porte d’ingresso del Centre Court di Wimbledon, Londra, è inciso un passaggio di If (1895), poema tra i più conosciuti di Joseph Rudyard Kipling. Recita "se sai incontrarti con il Trionfo e la Rovina / e trattare questi due impostori allo stesso modo", insegnandoci che l’equilibrio interiore è più importante di qualsiasi vittoria o sconfitta. Chissà se il 5 luglio 1980, mentre facevano il loro ingresso in campo, Björn Borg e John McEnroe l’hanno letto anche solo di sfuggita, o la concentrazione pre-partita non ha lasciato spazio ad alcun tipo di distrazione. Sono passati quarant’anni dalla finale, ma la sua forza epica è ancora vivida nel ricordo degli amanti del tennis. Borg, svedese, è il re: reduce da quattro vittorie consecutive proprio a Wimbledon, ha inventato lo stile del contrattacco dal fondo, e la sua stoica concentrazione lascia tutti esterrefatti. McEnroe, americano, è la giovane promessa: il mancino dal servizio di fuoco il cui temperamento ribelle fa parl

MEET THE DESIGNER: PIERLUIGI ROLANDO

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“I manoscritti non bruciano”, recita uno dei passaggi più conosciuti de Il maestro e Margherita, il capolavoro di Michail Bulgakov pubblicato postumo nel 1966 (la cui prima stesura, ironicamente, bruciò per davvero, a causa della censura sovietica). Se c’è un testo che arde, però, sono proprio le memorie di Pierluigi Rolando, un atlante di parole che trasudano sicurezza in se stessi, energia, moltissima passione. Tale fuoco è lo stesso che gli ha consentito di ideare i più iconici capi della storia FILA. Nato a Ronco, nei pressi di Biella, Rolando cresce a Torino, città con la quale intesse un rapporto contrastato: non a caso, l’abbandona presto per volare a Leeds, dove studia ingegneria tessile in università. Lì apprende le nozioni tecniche e teoriche che emergono da ogni sua moodboard, e che soprattutto attraggono l’attenzione del manager FILA Enrico Frachey. Il Dottore convoca Rolando nel suo ufficio di Viale Cesare Battisti a Biella nei primi anni Settanta: lì, assieme a Giansever