SOTTO L’OMBRELLONE: IL ROMANZO DI UN FUORICLASSE

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Compendio puntuale per comprendere al meglio la figura di Alberto Tomba – eroe dello sci moderno e figura di punta nella tradizione degli sport invernali FILA – Il romanzo di un fuoriclasse , pubblicato nel 1992, ha una struttura complessa. Innanzitutto, oltre alla firma del campione bolognese porta quella di Leo Turrini, giornalista e scrittore specializzato in biografie (Lucio Battisti, Michael Schumacher). Secondariamente, è ricco di immagini firmate Penta Photo, agenzia foto giornalistica che dagli anni Ottanta segue i più importanti eventi sciistici internazionali. Infine, grazie all’intercessione dell’atleta, le parole si accompagnano a scatti provenienti dall’archivio privato della famiglia Tomba, garantendo così un documento di eccezionale unicità. Il romanzo di un fuoriclasse parte dal principio, ovvero da quando Alberto muove i primi passi sulla neve a soli tre anni, complice papà Franco che nel tempo libero fa l’istruttore. In Emilia non nevica spesso, eppure il giovane Tomb

BACK IN THE DAYS: GRANT HILL

‘But please don't cry, dry your eyes, never let up / forgive, but don't forget, keep your head up’.
Quando Tupac Shakur incide Keep Ya Head Up è il 1993, non può immaginare che tre anni dopo la sua vita si possa interrompere a causa di un attentato fatale. Né può immaginare che le sneakers che sceglierà di indossare per promuovere il suo album più bello, All Eyez On Me (1996), siano ispirate a un uomo che il testo di quella canzone pare indossarlo a pennello. Quell’uomo si chiama Grant Hill.
Ai tempi era noto semplicemente un (giovanissimo) divo della pallacanestro, in realtà era molto di più. Era parte di un processo attivo, di un’America metropolitana che esprimeva con orgoglio la propria blackness e un innato desiderio di attenzione e rivalsa. John Singleton e Spike Lee, Kerry James Marshall e Kara Walker, Halle Berry e le TLC, Tupac stesso. Un parterre folto del quale Hill è stato un interprete educato, pure colto, con una laurea in storia e scienze politiche (conseguita presso la Duke University, North Carolina), che però non riesce a distoglierlo dall’amore per il basket.
Nel 1994 Grant Hill viene arruolato dai Detroit Pistons: il suo coach, Don Chaney, subito ne elogia il talento nel controllo palla, la visione di gioco, l'intelligenza tattica, insomma le doti di un all-around player che è già paragonato a stelle del calibro di Magic Johnson e Larry Bird. Il suo allure conquista anche FILA, in cerca del volto giusto per invadere il mercato calzaturiero. Quando l’astro nascente della pallacanestro accetta di sponsorizzare un brand sino ad allora legato ai campi da tennis, molti storcono il naso. Ma si ricredono di fronte ai numeri: le Grant Hill I vendono un milione e mezzo di pezzi, record per un atleta al debutto. Numeri inaspettati che si riconfermano l’anno seguente, quando il giro di affari è pari a 135 milioni di dollari.
Le GH2 non solo consolidano un fenomeno, ma impongono uno stile: geometrico, oversize, chiassoso e lineare al tempo stesso. FILA diviene un punto di riferimento nel mondo delle scarpe sportive e rimane fedele al proprio testimonial anche quando la luce della sua stella si offusca un po’. La parabola di Grant Hill è funestata da infortuni, da una complicata operazione all’osso del piede, da un’infezione da strafilococco che nel 2003 lo costringe a una terapia intensiva di sei mesi e alla perdita di un’intera stagione. Milita nelle squadre più seguite (dagli Orlando Magic ai Phoenix Suns fino ai Los Angeles Clippers), ma i continui problemi fisici gli impediscono di brillare e di esprimersi appieno. Il 1 giugno 2013 Grant Hill annuncia in diretta televisiva il suo ritiro, ha 41 anni. Molti addetti ai lavori lo definiscono ancora oggi un ‘What If’, forse senza accorgersi che le sue sneakers ancora invadono le strade e i campi da gioco. Perché Hill ha sempre fatto tutto con il sorriso, con l’aura positiva di cui hanno bisogno le persone artefici di un cambiamento. Con la testa alta. ‘Dry your eyes, never let up / don't forget, keep your head up’.



ENGLISH VERSION:

BACK IN THE DAYS: GRANT HILL

‘But please don't cry, dry your eyes, never let up / forgive, but don't forget, keep your head up’. When Tupac Shakur records Keep Ya Head Up it’s 1993 and he can’t imagine his life is going to break three years later because of a fatal assassination attempt. He cannot even imagine that the sneakers he chooses to wear to promote his best album, All Eyez On Me (1996), are inspired by a man who is perfectly suited for that song’s lyrics.
That man’s name is Grant Hill. At those times, Hill was worldwide famous for being ‘just’ a basketball hero: actually, he was much more than that. He was part of a wider process, the testimonial of a metropolitan side of the US that expressed its blackness with pride, along with a great desire of paybacak. John Singleton and Spike Lee, Kerry James Marshall and Kara Walker, Halle Berry and TLC, Tupac himself. A huge crowd that Hill has represented with a gentle face, and with a master degree in history and political science that didn’t manage to distract him from his unconditional love for basketball.
In 1994 Grant Hill is drafted by the Detroit Pistons: his coach, Don Chaney, instantly praises his talent in leading his team in points, rebounds and assists – the features that led him to become one of the best all-around players in the game. His allure also conquers FILA, who is searching for the right face to invade the shoe world. When the basketball celebrity accepts to sign with a brand usually related to tennis courts, a lot of people turn their noses up. But things change in front of numbers: Hill’s debut shoe, the Grant Hill 1s, sells more than 1.5 million pairs during his rookie season. Un unexpected success which is confirmed in 1996, when the shoe’s sleek design pairs with Hill’s performance on the court raking in $135 million in sales.
GH2 do not only strengthen a phenomenon, but also create a style, which is geometric, showy, oversize. FILA emerges as a point of reference also in the sneakers realm, remaining loyal to its player also when his star’s light is a bit obscured. Grant Hill’s arc of success is afflicted by accidents, by a complicated, major surgical procedure in which doctors re-fractured his ankle and realigned it with his leg bone, by a fatal methicillin-resistant Staphylococcus aureus (MRSA) infection, after which he was hospitalized for a week and had to take intravenous antibiotics for six months, that led him to miss an entire season. He plays for the most famous teams (from Orlando Magic to Phoenix Suns and Los Angeles Clippers), but continuous physical problems prevent him in shining as he should. On June 1st, 2013, Grant Hill announces his retirement at 41 years old. A lot of bookmakers still define him a ‘What If’ player, maybe without realizing that his sneakers still invade streets and basketball courts. Because Hill has always done everything with a smile on his face, with the positive light which is the gift of all the people who are able to bring changes. With his head up. ‘Dry your eyes, never let up / don't forget, keep your head up’.





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