SOTTO L’OMBRELLONE: IL ROMANZO DI UN FUORICLASSE

Per Reinhold Messner le montagne non sono mai state semplici cime, bensì organismi vitali, verso i quali avere cura e rispetto. Entità che ha sempre cercato di penetrare più che scalare, per lasciare la civiltà alle spalle e proiettarsi in direzione di mondi diversi e paralleli al nostro.
Lo scalatore dei record coltiva tale approccio nella natia Bressanone, ma siamo certi abbia ritrovato un sentimento altrettanto viscerale per la natura a Biella, la città di FILA. Come vi avevamo già raccontato, infatti, il centro urbano si sviluppa in forte sinergia con l’ambiente naturale. Un paesaggio variegato, che alla freschezza dei corsi d’acqua alterna la dolcezza delle valli e delle pianure. A vegliare, sormontare e proteggere, sempre loro, le montagne, che con cime quali il Bo, il Mars, il Camino, il Mucrone raggiungono quasi 2.600 metri d’altezza, accogliendo altresì i più variegati, suggestivi panorami.
Le montagne biellesi, tuttavia, non sono da considerarsi unicamente attrattive turistiche: fin dagli albori dell’epoca moderna, infatti, si configurano come un habitat ideale per lo sviluppo economico e industriale, in particolare per quanto concerne le produzioni tessili. Questo perché le montagne preservano risorse naturali d’importanza e favoriscono la crescita di una comunità che promuove imprenditorialità e manodopera qualificata. All’interno di questo contesto il territorio si rivela produttivo già nel basso medioevo, distinguendosi per attività rurali e mulini che, sfruttando le potenzialità dell’energia idraulica, anticipano un futuro industriale.
I monti sagomano un paesaggio in continua evoluzione, che trova nodale punto di svolta nell’Ottocento con la fabbrica, organismo laborioso e capace di ridisegnare l’urbanistica. L’acqua dei torrenti, incapace di sostenere il progresso industriale, favorisce la nascita delle prime turbine a vapore, che alla fine del secolo, con l’imporsi delle prime ciminiere, ridisegnano economia e skyline. La loro comparsa impone infine il concetto di ‘lanificio a ciclo completo’, struttura complessa che organizza tutte le fasi della lavorazione fino al finale panno di pregio.
Protetta dalla sicurezza delle Alpi biellesi si organizza anche una comunità operosa, autentico capitale umano che vede nella fabbrica un faro, un’ispirazione per la riscrittura del tessuto sociale. Gli operai possono godere di asili per l’infanzia, di scuole professionali per la preparazione dei lavoratori, di occasioni culturali e benefiche che modellano una realtà più che mai moderna.
Reinhold Messner has never considered mountains as simple peaks, but as vital organisms that deserve care and respect. He has always tried to penetrate rather than climb them, in order to leave civilization behind and go towards new parallel words.
Messner has cultivated such approach in Bressanone, his native town, but we’re sure he found the same feeling in FILA’s hometown, Biella. As we already wrote, the city develops with a strong connection with the natural environment. A varied one, with fresh rivers, gentle hills and level grounds. With peaks such as Bo, Mars, Camino and Mucrone – their heights are up to 8,200 feet – mountains protect the surrounding nature, welcoming the most evocative landscapes.
Biella’s mountains, anyway, aren’t simple tourist attractions: since the beginning of the modern era they present themselves as an ideal habitat for the economic and industrial development, with a special reference to textile productions. That’s because mountains are able to preserve important natural resources and to encourage the growth of a community promoting entrepreneurship and skilled manpower. Framed by this context, Biella reveals to be productive since the early Medieval Period, with rural activities and mills that, thanks to hydraulic energy, anticipate an industrial future.
During the years, mountains draw a continuously evolving environment, that finds its turning point in the nineteenth century with factories, industrious organisms that redraws the urban landscape. Water coming from streams cannot bear industrial progress, so steam turbines, along with the first smokestacks, transform both economy and city skyline. Their appearance eventually endorses the concept of ‘full cycle woolen mill’, a complex structure organizing all the phases of the work.
Protected by the safety of the Biellese Alps, a laborious community develops as well, a real human capital that finds in the factory a symbol, an inspiration for the rewriting of society. People gain kindergartens, professional schools for the workers’ education, cultural and charity events shaping an extremely modern reality.
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