SOTTO L’OMBRELLONE: IL ROMANZO DI UN FUORICLASSE

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Compendio puntuale per comprendere al meglio la figura di Alberto Tomba – eroe dello sci moderno e figura di punta nella tradizione degli sport invernali FILA – Il romanzo di un fuoriclasse , pubblicato nel 1992, ha una struttura complessa. Innanzitutto, oltre alla firma del campione bolognese porta quella di Leo Turrini, giornalista e scrittore specializzato in biografie (Lucio Battisti, Michael Schumacher). Secondariamente, è ricco di immagini firmate Penta Photo, agenzia foto giornalistica che dagli anni Ottanta segue i più importanti eventi sciistici internazionali. Infine, grazie all’intercessione dell’atleta, le parole si accompagnano a scatti provenienti dall’archivio privato della famiglia Tomba, garantendo così un documento di eccezionale unicità. Il romanzo di un fuoriclasse parte dal principio, ovvero da quando Alberto muove i primi passi sulla neve a soli tre anni, complice papà Franco che nel tempo libero fa l’istruttore. In Emilia non nevica spesso, eppure il giovane Tomb

FONTI: LE CIMINIERE DI BIELLA

Nel 1890 Giosuè Carducci, il primo scrittore italiano a vincere il Premio Nobel per la Letteratura, compone una poesia che generazioni di italiani avrebbero in seguito studiato e imparato a memoria sui banchi di scuola. Si intitola Piemonte: omaggio a Carlo Alberto di Savoia, certo, ma soprattutto alle città dell’omonima regione, che celebra evocandone la storia e le bellezze del paesaggio. Biella – terza località menzionata dopo Aosta e Ivrea – è descritta come città verde e laboriosa, che “a l’opera fumanti camini ostenta”. Tali ‘camini’ altro non sono che le ciminiere delle industrie tessili, che alla fine dell’Ottocento già caratterizzano lo skyline urbano con le loro strutture svettanti.
La storia delle ciminiere affonda le proprie radici nell’Inghilterra vittoriana, il cui slancio industriale è segnato, nell’estetica, da torrioni ispirati ai campanili gotici e rinascimentali. Un gusto che dalla Gran Bretagna si estende all’area continentale, colonizzando quelle zone che stavano abbandonando la forza motrice dell’acqua in favore dell’uso del carbone. La diffusione delle ciminiere si accompagna ad un’evoluzione architettonico-edilizia che in Italia vanta esponenti illustri, su tutti quell’Alessandro Antonelli che nel 1862 progetta la Mole torinese. Grazie alle scoperte di nuovi laterizi e leganti nascono così strutture innovative, doppie: l’ossatura cilindrica esterna presenta sempre un tronco di cono interno, al fine di garantire un miglior tiraggio. Com’è ovvio, ciò presuppone anche difficoltà costruttive, che in cantiere vengono affrontate da un singolo operaio, che avanza di un metro al giorno per poter ultimare la muratura. Il suo lavoro contempla anche una cura estetica, che all’indomani della diffusione del Liberty porta alla comparsa di effigi e decori sulla sommità, quasi si trattasse di una colonna classica.
Le ciminiere connotano il paesaggio biellese fin da subito, diventando un autentico simbolo del paesaggio biellese: nelle cartoline i camini sono perennemente attivi e se nelle foto il fumo non compare viene allora disegnato a mano libera. Delle centinaia di strutture erette tra la fine del XIX secolo e la Seconda Guerra Mondiale ne sopravvivono all’incirca ottanta, il cui mantenimento è questione spinosa. Se inattiva, infatti, la torre patisce l’azione di umidità e gelo, esponendosi a disgregazione. Inoltre, per poter resistere a lungo, nel tempo, le necessita di devono essere abbassate in altezza, con conseguente penalizzazione estetica. Anche se oggetto di dibattito, negli ultimi anni, il restauro delle ciminiere ha interessato numerosi esperti di archeologia industriale, che riconoscono nella loro svettante bellezza un significativo elemento di riconoscibilità territoriale. E nonostante sia stata accorciata, quella dello stabilimento FILA di Via Cesare Battisti a Biella, ancora si impone allo sguardo, ricordando a tutti le origini di un successo globale.



ENGLISH VERSION:


SOURCES: BIELLA'S CHIMNEYS

In 1980 writer Giosuè Carducci, the first Italian winner of the Nobel Prize for Literature, wrote a poem that generations of Italian schoolchildren would have later studied and learnt by heart. It’s titled Piemonte: a homage to Charles Albert of Savoy, of course, but also to the cities of Piedmont, which are celebrated by evoking their history and the beauty of their natural environment. Biella – mentioned right after Aosta and Ivrea – is described as a green, industrious city, that ‘a l’opera fumanti camini ostenta’ (showing smoky chimneys). Such ‘chimneys’ are the smokestacks of the textile factories, characterizing the urban skyline since the end of the 19th century.
The history of smokestacks began in the English Victorian era, whose industrial improvement was marked, from an aesthetic point of view, by towers inspired by gothic and Italian Renaissance campaniles. This taste became common in the continental area as well, settling in those areas whose industries were giving up on water, endorsing the use of coal. The diffusion of smokestacks went along with an architectural evolution that found eminent protagonists in Italy – above all, Alessandro Antonelli, who developed the project for the Turinese Mole in 1862. Thanks to the discovery of new bricks and binders, innovative double structures were born: the external cylindrical framework always presented an internal blunt cone in order to provide the best forced draught. This also implied construction complexities: a single, specialized worker had to deal with them, by moving up one meter a day in order to accomplish the brickwork. Such work considered an aesthetic curatorship at last, that after the spread of Art Nouveau (Liberty style in Italy) led to the creation of decorations and effigies on the top, as if it was a classical column.
Smokestacks have characterized the environment of Biella since the very beginning, becoming a real symbol: in vintage postcards chimneys were permanently active, and if smoke did not appear in the picture it was drawn at a second moment. Only eighty of the hundreds of structures built between the end of the 19th century and the Second World War survive, and their conservation is a thorny matter. If not active, the tower suffers cold and humidity, risking to break up. Furthermore, in order to last through the years, it has to be shortened, with the consequent losing of appeal. Thankfully, in recent times the restoration of chimneys has been discussed by industrial archaeology experts, who have recognized in their standing beauty a symbol of territorial relevance. And even if it has been shortened, the one of the FILA factory located in Via Cesare Battisti, Biella, still dominates, reminding of the working origins of a global success.

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