SOTTO L’OMBRELLONE: IL ROMANZO DI UN FUORICLASSE

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Compendio puntuale per comprendere al meglio la figura di Alberto Tomba – eroe dello sci moderno e figura di punta nella tradizione degli sport invernali FILA – Il romanzo di un fuoriclasse , pubblicato nel 1992, ha una struttura complessa. Innanzitutto, oltre alla firma del campione bolognese porta quella di Leo Turrini, giornalista e scrittore specializzato in biografie (Lucio Battisti, Michael Schumacher). Secondariamente, è ricco di immagini firmate Penta Photo, agenzia foto giornalistica che dagli anni Ottanta segue i più importanti eventi sciistici internazionali. Infine, grazie all’intercessione dell’atleta, le parole si accompagnano a scatti provenienti dall’archivio privato della famiglia Tomba, garantendo così un documento di eccezionale unicità. Il romanzo di un fuoriclasse parte dal principio, ovvero da quando Alberto muove i primi passi sulla neve a soli tre anni, complice papà Franco che nel tempo libero fa l’istruttore. In Emilia non nevica spesso, eppure il giovane Tomb

SCULPTURE IN THE EXPANDED FILA



Pochi sanno che il motto ‘Less is more’, attribuito al Maestro Mies van der Rohe, è in realtà stato inventato da un altro genio dell’architettura novecentesca, Peter Behrens, sotto la cui ala protettrice si formarono, peraltro, Walter Gropius e Le Corbusier. È però comunemente accettato che a portarlo al successo fu l’allievo, che oltre ad essere stato uno dei fautori del Modernismo, creò edifici e oggetti di design capaci di convincerci che il senso ultimo di una struttura non risiede nel carattere di imponenza, bensì in un processo sottrazione ai minimi elementi. I più funzionali.
Seppur latente, tale approccio ha ispirato il nuovo display del nostro museo biellese, da poco riaperto al pubblico: in occasione del 110esimo anno di vita di FILA abbiamo organizzato un ambiente rinnovato, che trova nel minimalismo uno dei suoi punti di forza. Se le prime sale – interattive e di carattere storico – rimangono invariate, mutano invece le otto stanze che compongono il percorso di visita. Spogliate da orpelli e distrazioni, animano un ambiente nuovo, arioso, capace di tessere un miglior dialogo con i visitatori e con la luce che filtra dagli archi a sesto acuto delle finestre.
Il nuovo look della sala WHITE LINE, per esempio, ci consente di ammirare pochi, selezionati pezzi che testimoniano anche le attività più recenti della Fondazione (la tuta ‘pinguino’ disegnata da Pierluigi Rolando nel 1972 è il frutto del successo di ACHIEVE the ARCHIVE). Si rinnova anche WHITE ROCK, l’ambiente che ci trasporta ad alta quota: intorno alla teca che preserva la giacca ‘Tela Vela’ le pareti, oggi prive di volti, lasciano che a parlare siano gli abiti – i dolcevita, le tute, i giubbini resi celebri da giganti del calibro di Reinhold Messner e Ingemar Stenmark. Sul lato opposto, complice una scenografia caleidoscopica, la parola viene invece data alle tute da sci, che ci riportano ai fasti di Ski Team Italia.
Le stanze successive, anche se più piccole, non sono certo meno impattanti. Al contrario: nella sala dedicata ad AQUA TIME e al mondo delle piscine, la tuta gialla di Giovanni Soldini brilla ancor di più, quasi un gioiello incastonato nel buio. Pochi passi dopo, le imprese di Germán Silva, Gabriel Batistuta e Diego Armando Maradona (anche in questo caso, la maglietta autografata è una conquista del nostro contest archivistico) vengono rievocate attraverso la bellezza di pochi indumenti allestiti con cura.
Non poteva mancare un accento fashion finale. La sala One World racconta il nuovo corso del marchio, che attraverso una rete di licenze e partnership tra Paesi conduce a collaborazioni tra loro diversissime: l’eleganza degli abiti FENDI, la grinta di Gosha Rubchinskij, i bianchi puliti di Katie Grand. Un discorso che si conclude nell’ultima stanza, One FILA, focalizzata sulle evoluzioni post-Milano Fashion Week. È qui che l’intero percorso trova senso: osservando come gli elementi della tradizione – che siano pattern WHITE LINE o paracolpi da sci – si trasformano in presenze da catwalk, comprendiamo il mutevole destino di questo racconto pluricentenario.
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ENGLISH VERSION:

SCULPTURE IN THE EXPANDED FILA

Few people know that the motto ‘Less is more’, commonly referred to Mies van der Rohe, was actually invented by another genius of 20th century’s architecture, Peter Behrens, under whose tutelage Walter Gropius and Le Corbusier were also guided. Anyway, we accept it as a quote by van der Rohe, who wasn’t only one of the advocates of architectural Modernism, but also the creator of building and design objects telling us that the ultimate meaning of a structure is not about magnificence, but about a process of subtraction instead. That leads towards the most essential and functional elements.

Even if in a latent way, such approach has inspired the new display of our Biellese museum, that recently reopened to visitors: on the occasion of FILA’s 110th anniversary, we organized a nenewed setup, that finds in minimalism one of its strong points. If the first interactive, historic rooms remain unchanged, the other eight rooms structuring the path transform. Without distractions, the environment is reconfigured as an airy one, able to interact with people and the light filtering from the pointed arch windows.
The new look of the WHITE LINE room, for example, allows to admire few, selected pieces, that witness the Foundation’s most recent activities (the ‘penguin tracksuit’ designed by Pierluigi Rolando in 1972 is a result of the success of ACHIEVE the ARCHIVE). WHITE ROCK, the space leading us to the highest peaks, is renewed too: around the shrine preserving the ‘Tela Vela’ jacket every wall displays pivotal items as turtlenecks, equippings and snow suits, worn by giants like Reinhold Messner or Ingemar Stenmark. On the opposite side, with the support of a kaleidoscopic set, it’s all about the colors of ski suits, taking us back to the glorious years of Ski Team Italia.
The following rooms, even if smaller, aren’t less catchy. On the contrary, in the immersive space devoted to the AQUA TIME line and to the universe of swimming pools, Giovanni Soldini’s sailing suit shines even more, as a jewel in the dark. After few steps, Germán Silva, Gabriel Batistuta, Diego Armando Maradona (the signed t-shirt is another achievement of our archival contest) and their feats are evoked by the appeal of selected, well-curated memorabilia.
A final fashion highlight could not be missing. The One World Room explains the Brand’s new course, based on licenses and collaborations leading to surprising collections: the elegance of FENDI’s dresses, the strength of Russian designer and photographer Gosha Rubchinskij, the purity of Katie Grand’s vision. A story that ends in the final room, One FILA, focused on the post – Milano Fashion Week evolutions. Here, the entire path finds real sense: by observing how the different elements of the tradition, whether WHITE LINE patterns or ski equipping, turn into catwalk presences, we understand the everchanging destiny of this centennial story.
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