SOTTO L’OMBRELLONE: IL ROMANZO DI UN FUORICLASSE

Il lancio di WHITE ROCK, la prima linea di abbigliamento sportivo dedicata ai cultori della montagna, si accompagna nel 1974 a una campagna di promozione internazionale, con la quale FILA punta ancora una volta a scardinare i codici della tradizione. Lo scopo è quello di avvicinare il grande alle scoperte tecnologiche che stanno rivoluzionando il mondo alpino.
Un progetto che ha un respiro ambizioso ed un volto gentile: nella fattispecie quello di Giorgio Bertone, che nei primi anni Sessanta si distingue per gli itinerari tracciati sul Monte Bianco con materiali innovativi. La mitezza dello scalatore, unita sua alla sete di avventure ad alta quota, conquista Pierluigi Rolando, che di WHITE ROCK assiste alla nascita non solo nelle vesti di stilista.
Nell’ottobre ’74, infatti, Enrico Frachey chiede al designer di supervisionare uno shooting visionario, che ha il sapore di un’avventura: una scalata oltreoceano nella riserva californiana dello Yosemite, che ambisce a portare FILA a quota 1000 metri. A condurre la missione è ovviamente Bertone, affiancato dalla guida alpina Renzino Cosson. Nel corso di un mesetto “faticoso e molto laborioso”, il team ha modo di effettuare esperienze diverse. In primis, la scoperta della natura lussureggiante dello Yosemite, ricca di foreste di sequoie, aromi resinosi, viste mozzafiato. Secondariamente, l’incontro con una comunità di scalatori hippy, che introducono i nostri a nuovi approcci metodologici: l’utilizzo dei “nuts”, particolari maniglie progettate artigianalmente per ancorare il corpo dell’alpinista nelle fessure delle pareti rocciose. Nuove consapevolezze che Bertone e Cosson portano con sé nella spedizione di sei giorni su El Capitan, nel corso della quale piantano oltre seicento chiodi (l’etica californiana prevede che la parete rimanga nuda) e istituiscono sei bivacchi. Soprattutto – le foto del servizio lo confermano – i due scalatori si ritrovano circondati da altitudini e paesaggi impressionanti, che ristabiliscono una relazione uomo-natura di grande ispirazione per generazioni e pratiche successive, su tutte il free climbing.
Una volta rientrati alla base, gli eroi italiani vengono accolti dal plauso generale, che culmina in una festa ricordata da Rolando con affetto. Gli stessi sentimenti che il designer riserva per l’esperienza nel complesso: “fu un viaggio indimenticabile, avevo imparato molto del mondo dell’arrampicata e guadagnato due amici”.
ENGLISH VERSION:
MEET THE DESIGNER: PIERLUIGI ROLANDO - 6
In 1974 WHITE ROCK, the first sportswear line entirely devoted to mountain lovers, was launched with an international promotional campaign, through which FILA aimed to challenge tradition and link people to the new technological discoveries related to the Alpine universe.
A wide-ranging project with a gentle face, that of Giorgio Bertone, an Italian climber who became famous in the early Sixties for the routes he traced on Monte Bianco with innovative equipments. His soft attitude, along with a continuous thirst for adventures, conquered Pierluigi Rolando, who saw the birth of WHITE ROCK not only as a fashion designer.
In October 1974 Manager Enrico Frachey asked him to supervise a visionary shooting indeed, almost an adventure: a climbing overseas, in the Californian reserve of Yosemite, aiming to take FILA up in the sky. Bertone led the mission of course, with Alpine guide Renzino Cosson by his side.
Through a ‘hard, laborious month’, the team had the chance to live several experiences. First, the discovery of Yosemite’s verdant nature, plenty of sequoia forests, resinous scents, breathtaking views. Second, the meeting with a community of hippy climbers, who introduced them to new methodological approaches: for example, the use of the so-called ‘nuts’, artisanal handles to cling the athlete’s body to the rock walls.
These new awarenesses helped Bertone and Cosson during their six-days expedition on El Capitan: the photographic shooting proves that, surrounded by impressive landscapes and elevations, the two explorers were able to set a new relationship between nature and human being, that later inspired new generations and practices such as free climbing.
Once back, the Italian heroes were welcomed with enthusiasm – and also by a big party, remembered with affection by Rolando. It was what he felt for the entire experience as a whole: ‘it was an incredible journey, I learnt so much from climbing and most importantly I gained two new friends’.
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