SOTTO L’OMBRELLONE: IL ROMANZO DI UN FUORICLASSE

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Compendio puntuale per comprendere al meglio la figura di Alberto Tomba – eroe dello sci moderno e figura di punta nella tradizione degli sport invernali FILA – Il romanzo di un fuoriclasse , pubblicato nel 1992, ha una struttura complessa. Innanzitutto, oltre alla firma del campione bolognese porta quella di Leo Turrini, giornalista e scrittore specializzato in biografie (Lucio Battisti, Michael Schumacher). Secondariamente, è ricco di immagini firmate Penta Photo, agenzia foto giornalistica che dagli anni Ottanta segue i più importanti eventi sciistici internazionali. Infine, grazie all’intercessione dell’atleta, le parole si accompagnano a scatti provenienti dall’archivio privato della famiglia Tomba, garantendo così un documento di eccezionale unicità. Il romanzo di un fuoriclasse parte dal principio, ovvero da quando Alberto muove i primi passi sulla neve a soli tre anni, complice papà Franco che nel tempo libero fa l’istruttore. In Emilia non nevica spesso, eppure il giovane Tomb...

FRATELLANZA

Osservando le fotografie che ritraggono i fratelli Phil e Steve Mahre colpisce una cosa: sono sempre assieme. Che si tratti di un podio o di uno slalom sulla neve, trovano sempre modo di esprimere vicinanza, prossimità, affetto.
Fratelli gemelli, i Mahre sono nati a Yakima, nello stato di Washington, il 10 maggio 1957: Phil è più giovane di quattro minuti, ci tiene a sottolinearlo in ogni intervista. Cresciuti in una famiglia numerosissima, che conta altri sette tra fratelli e sorelle, sono la perfetta incarnazione di un certo sogno americano: solidi valori familiari uniti alla determinazione nel perseguire gli obiettivi.

Sciatori, il successo lo hanno conosciuto eccome. Phil in particolar modo: specialista nelle prove tecniche, tra il 1976 e il 1984 porta a casa 27 titoli mondiali, aggiudicandosi la Coppa del Mondo nell’82. Steve, dal canto suo, annovera un oro olimpico, un argento e nove vittorie in World Cup. Si ritrovano uniti anche nelle sconfitte, comprese quelle più amare: il 16 gennaio 1983, a Parpan, la vittoria di Steve viene revocata a causa di uno scambio di pettorine con il gemello, atto giudicato fraudolento dalla giuria nonostante le testimonianze favorevoli degli avversari in gara. La delusione – unita ad un’infelice, denigratoria campagna stampa – conduce i due a ritirarsi in seguito alle Olimpiadi invernali di Sarajevo 1984: hanno solo 27 anni. Il loro, però, non è un addio rassegnato. “Molti atleti hanno difficoltà con il ritiro”, dichiara Phil. “Non è il mio caso: avrei potuto smettere di sciare da un momento all’altro senza problema, non è ciò che mi definisce”. E infatti Phil e Steve si reinventano nei panni di coach, con il loro centro di allenamento a Park City, nello Utah.

Sempre uniti, sempre insieme.



ENGLISH VERSION:

BROTHERHOOD


By observing the photographs portraying brothers Phil and Steve Mahre together, one thing is clear: they’re always together. Whether it be on the podium or slalom skiing, they always find their way to express closeness, proximity, tenderness.
Twin brothers, the Mahres were born in Yakima, Washington State, on May 10th, 1957: Phil is four minutes younger, as he says in every interview. They were raised in a very large family, with other seven siblings, and they are the perfect incarnation of a certain American Dream: solid family values, determination in pursuing goals.
Skiers, they have known success indeed. Especially Steve: between 1976 and 1984 he gained 27 world victories, and the World Cup in 1982. Steve, for his part, has one Olympic medal, a silver, and nine World Cup victories. They find themselves together also in defeats, including the most bitter one: on January 16th, 1983, in Parpan, Steve’s victory is set aside because of a wrong exchange of bibs with his twin, an act which was considered fraudulent by the jury, even despite of the competitors’ friendly witnesses. Their delusion – along with a defamatory press campaign – causes a premature retirement for the both of them, after the 1984 Winter Olympic Games of Sarajevo: they were just 21 years old. Anyway, it is not a sad goodbye. “A lot of athletes struggle with retirement”, Phil says. “I couldn’t have cared less. I could have walked away from skiing anytime I wanted and it wouldn’t have bothered me one way or the other because it didn’t define me”. In fact, they reinvent themselves as coaches, with a training centre in Park City, Utah.
United all the time, together all the time.

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